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Nuvole d'arte Horror Manga: terrore dall'Oriente

31/10/2017

Da una finestra al primo piano di uno dei tanti anonimi condomini nel quartiere residenziale di Naka Ward a Yokohama, a pochi metri dai giardini Sankeien filtra la luce di una lampada da scrivania. Dentro la stanza, intenta a ripetere per il compito in classe del giorno dopo c’è Tomoko, una ragazza di 16 anni.
E’ il 1990, fine Settembre ma fa ancora molto caldo, l’orologio segna quasi le 23:00. I suoi genitori sono andati allo stadio ed è sola nel grande appartamento. Annoiata dal libro decide di prendersi una pausa, lo getta sul letto e scende al piano di sotto. Mentre cammina accende tutte le luci; quando arriva al frigorifero non c’è un solo angolo che non sia illuminato. La cucina è spaziosa, pulita e ordinata. Tutto è al suo posto come nel resto della casa; fino al più inutile oggetto, non c’è nulla che non si trovi dove è sempre stato. Li dentro Tomoka è sola e la porta d’ingresso è chiusa a chiave. Non c’è nulla di cui avere paura.
Eppure il cuore le batte rapido nel petto e sente l’ansia crescerle dentro. Apre il frigorifero e versa una bibita fresca in un bicchiere, forse è solo l’umidità a renderla nervosa. Avverte il sudore bagnarle la schiena sotto la maglietta. E’ colpa del caldo che non vuole cessare, della professoressa che rompe, dei ragazzi stupidi e del compito in classe. Deve tornare a studiare, ecco tutto, voltarsi e risalire in camera.
Non ne ha il coraggio, il terrore la paralizza. L’aria attorno a lei è immobile, un insetto ronza da qualche parte perché può sentirne il rumore. Dalla vetrata di fronte può vedere il suo riflesso, la porta alle spalle, lo spazio vuoto. Sente il ronzio passarle vicinissimo all’orecchio mentre le narici percepiscono uno strano odore. Ciò che la spaventa è come quell’insetto, qualcosa che non può vedere ma percepisce chiaramente. Sbatte il bicchiere sul tavolo e in un attimo gira su sé stessa, con la consapevolezza che alle sue spalle qualcosa la sta aspettando, e che sta per guardarla in faccia.
Scritto nel 1989 ma pubblicato in Italia solo nel 2003 sull’onda del successo del film di Gore Verbinsky che altro non è se non il remake del lungometraggio giapponese del 1997, “Ring” di Koji Suzuki è, insieme a “Dracula”, il romanzo più spaventoso che mi sia capitato di leggere. Molto più rispetto ai film (che sono comunque tra i migliori horror degli ultimi decenni insieme a “Ju-on”) tra le pagine dello scrittore nipponico si avverte il pericolo di un male ignoto che per qualche inspiegabile motivo dalla tomba d’acqua in cui riposa ha impresso la sua traccia sul nastro di una videocassetta e uccide chiunque vi entri in contatto dopo sette giorni. Trecento pagine che non vi faranno dormire la notte per almeno una settimana, un racconto che solo dall’Oriente, dai suoi demoni e le sue leggende poteva venire.
Nei paesini sparsi ai piedi del monte Satoba le antiche credenze e i vecchi culti come non tagliarsi le unghie prima di andare a dormire (la pronuncia di “unghia” ricorda quella di “morte”) o non coricarsi mai con la testa rivolta a nord (è usanza seppellire i cadaveri in tale modo) sono molto più che semplici dicerie e così, quando poco tempo dopo l’arrivo di una strana famiglia che ha preso possesso del vecchio castello alcuni abitanti del villaggio dove sorge il maniero muoiono in circostanze poco chiare iniziano a rincorrersi voci che individuano nei nuovi venuti i responsabili. “Shy-ky”, light – novel che Fuyumi Omo ha serializzato in 11 volumi nel 2011 editi da Star Comics è una macabra favola che trova il punto di forza nell’atmosfera nebbiosa del piccolo borgo in cui i fatti si svolgono. Forse un volume in meno sarebbe avrebbe giovato, ma la tensione tra stregoneria e apparizioni sovrannaturali si mantiene sempre costante.
Quando Misaki, la migliore studentessa dell’istituto superiore Yomiyama Nord, perde la vita tragicamente tutti, dai professori ai compagni, decidono di scacciare il dolore facendo semplicemente finta di nulla. Dopo il funerale iniziano a comportarsi come se il fatto non fosse mai accaduto e la ragazza fosse ancora in vita. Le parlano, la salutano, fanno tutto quello che farebbero se lei fosse davvero lì con loro in quel momento. Venticinque anni dopo Kouichi Sakakibara, da poco iscritto alla stessa scuola, salta le prime settimane di lezione perchè in ospedale. Durante la degenza riceve alcune strane visite e fa la conoscenza di una strana ragazza con un occhio bendato. Una volta dimesso Kouichi si accorge che questa frequenta la sua stessa classe ma inspiegabilmente tutti si comportano come se nemmeno esistesse. Quando chiede spiegazioni incontra solo reticenza e mezze risposte, così decide di indagare imbattendosi in strani racconti di fantasmi e in una catena di orrendi delitti irrisolti. Inquietante, serrato, spaventoso, “Another” è la classica storia da leggere con le coperte tirate fin sulla testa. Sempre Star Comics (indiscutibilmente la migliore casa editrice di manga nel nostro paese), anche questo facile da recuperare, lo consumerete tutto d’un fiato per poi nasconderlo tra gli scaffali della libreria perché il solo vederlo in mezzo agli altri fumetti vi farà rabbrividire.
“Vanished - Oyayubi Sagashi” ovvero “La ricerca del pollice” di Yusuke Yamadae e Kirihito Ayamura prende spunto, parola degli autori, da un fatto realmente accaduto. Una ragazza viene uccisa e fatta a pezzi, l’assassino mai trovato insieme ad un pezzo del cadavere, il pollice. Cinque adolescenti mettono su una seduta spiritica per ritrovarlo, ma durante quello che sembra un gioco qualcosa di inspiegabile accade e una di loro scompare. Sette anni dopo i ragazzi rimasti, ormai studenti universitari, si ritrovano per riprovare il rito e scoprire cosa è successo alla loro amica.
Storie dove la paura si manifesta nei modi più impensabili, come tra le stanze della prigione di “Alive” dove i corpi dei condannati presentano segni di tremende torture, o negli strani pensieri dello scrittore fallito Kirishima Seiichi in “Hideout” di Masasumi Kakizaki , che in una notte di pioggia inizia a riflettere sul fatto che, forse, la causa dei suoi problemi è il suo matrimonio e, nello specifico, sua moglie. Vicende che toccano da vicino i nostri stessi timori, perché in fondo siamo tutti come il direttore del giornale dove scrive il giornalista protagonista di “Ring”. Per lui la storia del video è impossibile, ma quando si ritrova la cassetta tra le mani decide di non guardare cosa c’è dentro. Seppelliamo i timori che da bambini non ci facevano dormire, rifiutiamo l’idea di ciò che non è razionale eppure ogni tanto di notte, quando un rumore che non conosciamo arriva dal buio oltre la porta, non possiamo fare a meno di accendere la luce.

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