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Nuvole d'arte Outcast: i demoni interiori degli uomini

18/04/2015

Sera, un piccolo paesino del West Virginia. Una donna entra in cucina e vede suo figlio, di spalle, che rovista nella dispensa in cerca di cibo. Sgridato dalla madre perché non è ancora a letto, il bambino si volta e scopriamo che si sta divorando letteralmente le mani.
“Outcast” è un fumetto che parla di demoni, di quelli che posseggono le persone, che ne torturano il corpo e distruggono la mente.
Kyle Barnes, il protagonista, è un uomo solo, consumato da un’adolescenza segnata dalla violenza e da un matrimonio finito male. Gli rimane solo l’affetto della sorella, nonostante lui tenti in tutti i modi di allontanare anche lei dalla sua vita.
Quando il pastore del paese, Anderson, chiederà il suo aiuto per aiutare il piccolo Joshua, che la madre ritiene posseduto dal demonio, Kyle inizierà a rimettere in discussione la sua vita, che scoprirà segnata da eventi che, alla luce dei fatti cui sta assistendo, potrebbero avere una nuova e inquietante chiave di lettura.
“Una delle cose che non vedo l’ora di fare è esplorare il mondo reale. Per quanto io adori gli zombi essi non sono reali, e non lo saranno mai”.
Così scrive Robert Kirkman nell’approfondimento del numero 1, arrivato nelle fumetterie italiane lo scorso mese di Marzo, e il realismo, per quanto naturalmente fantasiosa sia la storia, è ben presente all’interno della storia, dallo squallore e dalla monotonia delle giornate alla difficoltà di dialogo nella società moderna, soprattutto per chi si sente diverso dagli altri.
Che non fosse uno a cui piace perdere tempo lo avevamo già detto, che non avesse paura di sperimentare cose nuove lo si capiva, mettiamoci che ha anche ottimi gusti in fatto di film e abbiamo il ritratto della sua nuova creazione.
Una delle cose che più attira fin dalle prime pagine è che si respira quell’aria dei classici del cinema horror, mescolando sapientemente il tema demoniaco dell’”Esorcista” all’ambientazione della sperduta periferia americana di “Non aprite quella porta” o “Venerdì 13”, con forti tinte di thriller psicologico in stile “Psycho”.
Detto il buono, non possiamo non tener conto che tale genere è già stato ampiamente esplorato anche in ambito fumettistico. Siamo solo al primo numero, e questo non soffre minimamente dell’aspetto appena citato, mostrandoci una trama che non perde mai in tensione, splendidamente rappresentata dai disegni di Paul Azaceta. Vedremo nei prossimi numeri se il signore degli zombi ha fatto centro anche stavolta; resta il fatto che “Outcast” è una storia di demoni soprattutto interiori, di zombie che divorano le persone da dentro, il che è già un’ottima metafora dell’universo umano di oggi.
In America il reietto, che è appunto colui che vive isolato dal mondo più o meno per scelta personale, è arrivato al sesto numero ed è già in cantiere la prima stagione della serie tv. Curioso, in quanto sembra che il progetto originale di Kirkman fosse proprio quello di sviluppare l’idea per un serial televisivo, e solo in un secondo momento è tornato sui suoi passi e ha deciso che dovesse essere anche stavolta un fumetto.
La morale è: se chi ama i fumetti (e ancora di più chi ne scrive anche) non deve mai giudicare le nuove serie, sia in positivo che in negativo, prima di aver letto almeno un paio di numeri, chi fa il produttore e ha tanti soldi se ne può amabilmente fregare.
Se qualcuno si sta domandando se c’è morale in questa morale la smetta, ci sono questioni troppo grandi di fronte a cui anche i demoni più cattivi scapperebbero.
In conclusione, ricordiamo che Bonelli pubblica, questa settimana, il primo numero di “Coney Island”, miniserie che dovrebbe articolarsi in tre episodi e che fungerà da introduzione ad una nuova serie che seguirà le orme della riuscitissima “Le Storie”. Firmata da Gianfranco Manfredi, padre di “Magico vento”, è anche l’ultima fatica del compianto Giuseppe Barbati, disegnatore napoletano scomparso lo scorso Novembre, il cui tratto tanto ha dato nel corso degli anni a “Nathan Never”.
Un buon modo che un uomo può scegliere per salutare questo mondo, e il migliore che possiamo scegliere noi per salutare lui.

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