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Nuvole d'arte Tokyo Ghoul: la tua giovinezza e il tuo coraggio verranno trafitti dalla spada

27/05/2016

Costa del mare Egeo, 1200 A.C. circa. Alle porte di una città fortificata, tra gli abitanti del posto e l’esercito insediato sulla spiaggia, si combatte da anni una sanguinosa guerra.
Sono le prime ore del mattino e, lungo la spiaggia, un carro sfreccia verso le mura, rincorso da un altro. Le porte si aprono pronte a richiudersi appena il guerriero avrà varcato la soglia, quando all’improvviso i cavalli si fermano, lui scende dal carro e, sotto gli occhi di un popolo arroccato alle mura di cinta, aspetta chi lo stava inseguendo.
Il combattente che si staglia di fronte a lui è imponente, forte, leggenda per i compagni e sterminatore per i nemici. E’ il re di un popolo di abili guerrieri chiamati “Mirmidoni” e gira voce sia protetto dagli dei che gli hanno donato il dono dell’immortalità. I genitori del guerriero, ora fermo e deciso alla lotta, la moglie che stringe il figlioletto appena nato, i soldati, lo sanno; affrontare Achille da soli, corpo a corpo e in campo aperto vuol dire suicidarsi. Eppure, dopo aver corso per tre volte intorno alle mura, Ettore, il figlio del re e della regina della città che sorge alle sue spalle, ha smesso di scappare. Lui, che la guerra la detesta, che non cerca gloria perché è convinto che degli uomini una volta morti non resti più nulla, che prova pietà anche per i nemici caduti e agli dei, sotto sotto, non ci crede neppure tanto, su quella spiaggia dove il sole si sta alzando, di fronte a un mare piatto e azzurro che gli manda una brezza tranquilla e profumata sul volto, al sorgere di quel nuovo giorno ha deciso che vale la pena morire.
L’Iliade è la sua storia; di tutti gli altri Omero narra le gesta, di Ettore narra l’amore per Andromaca, il rapporto con i genitori, le insicurezze, i sogni e persino le paure, scavando fino al cuore di un eroe triste, che in ogni scena, ogni dialogo, ogni azione sembra portarsi dentro la consapevolezza della “fine”.
Tokyo, Giappone, Settembre. Una notte nuvolosa e ventosa è il teatro dell’ultima battaglia della guerra tra il CCG (Commissione Contromisure Ghoul), quelli dell’Anteiku e la terribile banda dell’Aogiri Tree.
Tra i primi ci sono Amon Koutatu, di recente promosso Investigatore di Classe Speciale e la giovane investigatrice Akira Mado. Il CCG sospetta che tra i membri di uno dei due gruppi si nasconda il Ghoul chiamato “One Eye Owl” (Gufo da un occhio solo), forse il più forte tra i mostri che popolano la città, ma per loro la faccenda è più personale, perché che il Gufo ci sia o meno, dall’altra parte c’è sicuramente “Coniglio”, che ha ucciso Kureo Mado, mentore di Amon e padre di Akira.
L’Aogiri Tree è un’organizzazione di Ghoul estremamente ramificata che punta ad impossessarsi del controllo della città e per farlo è pronta ad uccidere indiscriminatamente sia le Colombe, come chiamano i membri della squadra di polizia, che i loro simili senza alcun rimorso. Qui troviamo “Jason”, chiamato così per la maschera che indossa come l’assassino di “Venerdì 13”, e Ayato, anche lui spietato killer che ha un conto in sospeso con sua sorella Touka, cresciuta con Yoshimura nell’Anteiku. Il capo dell’Aogiri è una figura misteriosa, che vive sotto un’insospettabile identità e conosce anche lui, o lei, il vecchio del bar molto meglio di quanto si possa credere.
Infine c’è l’Anteiku, con i suoi ragazzi, Ghoul che hanno provato a vivere da esseri umani ma i cattivi, da una parte e dall’altra, non gliel’hanno permesso. Ci sono Touka, che combatte con una maschera da “coniglio”, Yomo, Uta, Banjou, la piccola Hinami, e c’è Ken Kaneki.
Dopo aver superato l’incidente con Rize che stava per costargli la vita, Kaneki, in preda ad una incontrollabile fame di carne umana ma disgustato dall’idea stessa di essere diventato un mostro, mentre era sul punto di essere ucciso da un altro Ghoul insieme all’amico Nagachika, viene salvato da Touka e portato all’Anteiku, che si prenderà cura di entrambi. Passando il tempo con loro, il ragazzo scoprirà che non tutti i Ghoul sono esseri spregevoli; molti seguono solo la propria natura cibandosi di cadaveri già morti; altri, come Nishiki e il “Gourmet”, all’apparenza crudeli, sono in realtà più preoccupati di nascondersi da persone che gli danno la caccia spesso per puro gusto nell’uccidere; come la mamma di Hinami, che ora chiama Kaneki fratellone, uccisa dal CCG nonostante fosse inoffensiva, tra le risate dei poliziotti e le urla di odio della gente in pieno centro cittadino.
In questa notte buia, senza luna, con un vento che spazza la metropoli come a volerne lavare via i peccati anche Ken Kaneki ha deciso che vale la pena morire. Lo ha fatto per lo stesso motivo del principe Ettore, che mentre correva verso casa, tra le mura di quella città dove era stato bambino, era cresciuto scoprendo tutto quello che di bello può offrire la vita e si era innamorato, aveva capito cosa lo aveva spinto, anche quel giorno, ad indossare un armatura e rischiare la sua vita. Quelle navi, quel guerriero invincibile e gli altri dietro di lui erano venuti a distruggere quello che lui amava, la sua casa, e per difendere ciò vale la pena sacrificare sé stessi nel fiore della giovinezza e venire trascinati nella sabbia come un trofeo, , davanti agli occhi di chi gli aveva voluto bene. E così, tra le quattro mura di quel piccolo bar c’è qualcosa che Kaneki ha imparato ad amare, e per cui è giusto combattere fino all’ultimo respiro, contro Ghoul e umani. “Tokyo Ghoul” è il racconto della sua lotta, che Sui Ishida canta in un’opera epica e decadente.
Nel finale, una Touka bellissima e orgogliosa, fiera di fronte ad una nuova alba che sorge sulla metropoli orientale mentre si contano le perdite della guerra, come Andromaca che non emette un solo lamento né durante né dopo il combattimento. A entrambe hanno strappato via qualcosa che amavano, entrambe troveranno il modo di andare avanti.
A chi glielo chiede, la ragazza risponde che non importa chi o cosa era Ken Kaneki, tutto ciò che conta sapere è che quella notte anche lui, come Ettore, stava solo tornando a casa.

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